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“A Gaza Israele ha scatenato inferno e distruzione senza freni”: per Amnesty “è un genocidio”

Dall'Italia e dal Mondo“A Gaza Israele ha scatenato inferno e distruzione senza freni”: per Amnesty “è un genocidio”

ROMA – ‘Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza’ è il titolo scelto da Amnesty International per il suo ultimo rapporto, in cui, sulla base delle ricerche effettuate, ha trovato “sufficienti elementi” per affermare che “Israele ha commesso e sta continuando a commettere genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata”.

L’organizzazione ha preso in esame l’offensiva sferrata da Israele a partire dal 7 ottobre 2023, subito dopo gli attacchi subiti dall’ala militare del gruppo palestinese Hamas, in cui morirono circa 1.200 persone e altre 240 vennero catturate e portate come ostaggi a Gaza. Amnesty afferma di aver “esaminato attentamente e nella loro totalità gli atti di Israele” a Gaza in termini sia di “danni inflitti alla popolazione” che di “dichiarazioni delle autorità israeliane”, concludendo che “atti vietati” dal diritto internazionale e dalla Convenzione sul Genocidio “sono stati spesso annunciati o invocati da alti ufficiali responsabili dello sforzo bellico”.

In oltre 400 giorni di operazione militare, le autorità di Tel Aviv secondo Amnesty “hanno scatenato inferno e distruzione contro la popolazione palestinese di Gaza senza freni, in modo continuativo e nella totale impunità”.

“Il rapporto di Amnesty International mostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la loro distruzione fisica. Mese dopo mese, Israele ha trattato la popolazione palestinese di Gaza come un gruppo subumano non meritevole di diritti umani e dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, che inoltre avverte: “Gli stati che attualmente continuano a trasferire armi a Israele devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e rischiano di diventarne complici”.

Nel suo report, Amnesty International prende in esame nove mesi di conflitto, e conclude che dal 7 ottobre 2023 al 30 giugno 2024 “Israele ha imposto un assedio totale tagliando elettricità, acqua e carburante” e, parallelamente, “non ha facilitato un significativo accesso umanitario e ha ostruito l’importazione e la fornitura di prodotti necessari e aiuti umanitari” in particolare “nelle aree a nord del corso del Wadi Gaza”. Alla data del 7 ottobre 2024, “l’esercito israeliano aveva ucciso oltre 42mila palestinesi, tra i quali oltre 13.300 bambini e bambine, e ne aveva feriti oltre 97mila, in molti casi a seguito di attacchi diretti o intenzionalmente indiscriminati che spesso hanno spazzato via intere generazioni familiari”.

Inoltre, Amnesty sostiene che siano stati inflitti “danni alle abitazioni, agli ospedali, alle strutture idriche e igienico-sanitarie e ai terreni agricoli”. Amnesty rileva che “intere città sono state rase al suolo, e distrutte infrastrutture fondamentali, insieme a terreni agricoli, siti culturali e religiosi” provocando “livelli catastrofici di fame” e consentendo “la diffusione di malattie a velocità allarmante”, mettendo in pericolo soprattutto “bambini piccoli, donne in gravidanza o che allattavano”. Dopodiché Amnesty mette in luce che “attraverso i suoi ripetuti ordini di ‘evacuazione’, Israele ha sfollato quasi 1.900.000 palestinesi – il 90% della popolazione della Striscia di Gaza – verso zone sempre più ristrette e insicure e in condizioni disumane, in alcuni casi anche per dieci volte” causando la perdita di lavoro e quindi fonti di sostentamento per le famiglie, di cui “il 70% costituito da rifugiati o da discendenti dei rifugiati le cui case e i cui villaggi subirono la pulizia etnica da parte di Israele durante la ‘nakba’ del 1948”.
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