di Mirko Billi, Andrea Sangermano e Andrea Mari
BOLOGNA – “È stata una bomba“. La tragedia della Toyota nelle parole di Pino Sicilia, rappresentante sindacale nell’azienda di via Persicetana, alla periferia di Bologna, devastata dall’esplosione di ieri pomeriggio. Presente stamane alla conferenza stampa tenuta oggi in casa Cgil dai vertici Fiom, Fim e Uilm, il sindacalista è stato tra i primi ad intervenire per soccorrere i colleghi travolti dall’esplosione, purtroppo per due di loro non c’è stato niente da fare. “È successo tutto in quattro minuti”, racconta. “C’è stato lo scoppio, mi sono messo sotto al tavolo, ho aspettato che cadessero i vetri, siamo usciti, abbiamo fatto evacuare tutti”. Quinti “abbiamo fatto il giro dell’azienda, siamo andati a vedere chi si era fatto male, se avevamo fatto una buona evacuazione. Poi quando abbiamo visto le persone a terra ci siamo fermati là e abbiamo iniziato a telefonare. Dopo due o tre minuti è sceso il preposto dell’azienda, hanno chiamato il 118, hanno chiuso il gas. Stiamo parlando di tre o quattro minuti, non è che ci sia stata inefficienza. È stata una bomba, ragazzi”, conclude il lavoratore assalito dalla commozione.
Durante la conferenza stampa i rappresentanti sindacali all’interno dell’azienda hanno evidenziato un dato, gli oltre 200 “mancati infortuni” segnalati lo scorso anno, ovvero situazioni a rischio a cui dare risposta. “La nostra è un’azienda certificata. Toyota ci tiene, più segnaliamo e più ci vogliono bene”, dice ancora Sicilia. Tutt’altro però è ciò che è successo ieri. “Era un boiler esterno, non era legato ai settori produttivi” spiega il sindacalista.
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“Come Rls e Rsu non abbiamo mai avuto sentore che quella roba là potesse creare una roba del genere. Per questo i nostri funzionari stanno dicendo di andare a vedere il perché e se qualcuno sapeva della potenza di questa apparecchiatura. Stiamo aspettando gli enti competenti”. In questi giorni, ricorda poi, “c’è stata l’alluvione, siamo stati allagati pure noi come tutte le altre aziende. Questo ha influito o no? Non lo sappiamo. Ieri è stato attivato il riscaldamento, ma anche in questo caso non sappiamo se abbia influito o no”.
FARI PUNTATI SU UN IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE
Le indagini sono appena all’inizio e sono ancora tanti gli interrogativi a cui rispondere dopo l’esplosione di ieri allo stabilimento della Toyota Handling di Bologna, che ha causato la morte di due lavoratori e il ferimento di altri 11. C’è ancora da capire, ad esempio, se lo scoppio sia avvenuto all’interno o all’esterno del capannone, se gli operai siano rimasti vittime della stessa esplosione o dei crolli conseguenti, e anche se ci siano stati ulteriori scoppi dopo la prima deflagrazione. Così come dovrà essere approfondita la presenza di aziende esterne alla Toyota, con cui l’impresa aveva un contratto di manutenzione e a cui aveva assegnato alcuni spazi per il deposito delle attrezzature. Spazi nelle immediate vicinanze dell’esplosione, che secondo i primi rilievi è stata causata da un impianto di climatizzazione di tipo industriale che ha al suo interno anche alcuni compressori.
Tutti questi elementi sono in corso di accertamento da parte di Vigili del Fuoco, Carabinieri e Ausl, a cui la Procura ha assegnato la delega alle indagini per risalire alle cause dell’evento. Rilievi e sopralluoghi sono tuttora in corso per esaminare la zona dell’incidente. E saranno approfondite anche le testimonianze di chi era presente.
“Al momento abbiamo delle indicazioni che vanno approfondite nei prossimi giorni”, spiega Massimiliano Russo, dirigente vicario del comando provinciale dei Vigili del Fuoco, dopo la visita di questa mattina allo stabilimento Toyota insieme alla procuratrice aggiunta di Bologna, Morena Plazzi, e la pm di turno, Francesca Rago. “L’area interessata dall’evento è esterna a un reparto logistico dello stabilimento- spiega Russo- dove insistono sia impianti di climatizzazione sia materiale vario depositato a uso di aziende esterne che lavorano per Toyota. Abbiamo repertato tutto”.
Le aziende esterne in questione, continua il dirigente dei Vigili del Fuoco, “hanno un contratto di manutenzione, credo annuale, e la Toyota destina loro spazi per il ricovero delle loro attrezzature, che sono prospicenti l’area. Altro non sappiamo al momento, le indagini sono appena all’inizio”. Gli operai vittime dell’incidente però “sono operai della Toyota, su questo non c’è dubbio. Non sono operai esterni e lavoravano all’interno del capannone” al momento dello scoppio.
“Stiamo ricostruendo se l’esplosione sia avvenuta fuori o dentro- aggiunge Russo- siamo in una fase iniziale delle indagini. Abbiamo anche il nostro nucleo antincendi dei Vigili del Fuoco che sta provvedendo non solo alla repertazione, ma anche alla ricostruzione di tutto l’ambiente attraverso dei dispositivi particolari, al fine di congelare la scena e cercare di risalire alle cause”. In ogni caso, “saranno necessari ulteriori sopralluoghi”.
I danni alle strutture “sono importanti- riferisce ancora il dirigente dei Vigili del Fuoco- lo scoppio ha provocato la proiezione di frammenti che hanno investito alcune tamponature del reparto, che separavano il capannone dall’esterno e che sono collassate, e tutti i vari impianti che servono all’attività in quella zona specifica. Dovremo approfondire anche dal punto di vista strutturale”. Sono stati inoltre danneggiati “anche gli uffici prospicenti e tutto ciò che si trovava nel raggio d’azione in quell’area. Sono collassati alcuni infissi, con la proiezione di vetri e frammenti vari che hanno infortunato anche qualche dipendente in maniera leggera. Anche gli spazi dedicati alle altre aziende hanno subito le conseguenze dello scoppio”. Le zone dello stabilimento teatro dell’incidente sono state sequestrate, “com’è giusto che sia- sottolinea Russo- per garantire sia la conservazione dei luoghi sia la sicurezza dei lavoratori che devono necessariamente operare negli altri settori. Quindi ci deve essere un’interdizione, che è stata fatta”.
LA PROCURA INDAGA PER OMICIDIO COLPOSO E LESIONI
Omicidio colposo e lesioni colpose gravissime. Questi, a quanto si apprende, i reati ipotizzati dalla Procura di Bologna nel fascicolo, al momento ancora contro ignoti, sull’esplosione avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri nello stabilimento Toyota Material Handling di Borgo Panigale, che ha causato la morte di due lavoratori, il 34enne Fabio Tosi e il 37enne Lorenzo Cubello.
Al momento non filtrano ulteriori dettagli sulle indagini, anche se, a quanto si apprende, i Vigili del fuoco avrebbero già avanzato delle ipotesi che il pm Francesca Rago, titolare dell’inchiesta, riterrebbe meritevoli di approfondimento. Proprio ai Vigili del fuoco, oltre che ai Carabinieri e all’Ausl, sono state date le deleghe per gli approfondimenti del caso. Verrà inoltre disposta l’autopsia sui corpi delle vittime, da cui potrebbero emergere dati utili per capire la dinamica dell’incidente, come la direzione da cui è arrivata l’onda d’urto causata dall’esplosione. È poi possibile che vengano disposte delle consulenze sui dati informatici che gli investigatori stanno mettendo in sicurezza per capire se, nei giorni precedenti l’incidente, si fossero verificati eventi che potevano rappresentare dei ‘campanelli d’allarme’. Nel frattempo i Carabinieri stanno ascoltando i testimoni, tra cui i feriti lievi, e a quanto si apprende finora è stato appurato che al momento dell’incidente non era in corso una lavorazione in qualche modo pericolosa, ma i lavoratori erano impegnati in un turno ordinario.
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