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La protesta dei ricercatori di Biologia: “Basta collaborazioni con Israele”

PoliticaLa protesta dei ricercatori di Biologia: “Basta collaborazioni con Israele”

BOLOGNA – Chiudere le collaborazioni di ricerca con Israele e le sue università e fornire informazioni trasparenti sui partner e sui finanziamenti nei progetti di ricerca futuri.

“Le facoltà scientifiche sono stanche di essere silenziose complici di progetti genocidari e di distruzione socio-ambientale”, scrivono i ricercatori e studenti del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna, protagonisti di un presidio permanente nella facoltà di via Filippo Re. “Con la nostra presenza permanente in università esigiamo che prima del senato accademico del 21 ottobre, il dipartimento Bigea svolga un consiglio di dipartimento straordinario in cui venga discussa la mozione che sarà elaborata in questi giorni di presidio e discussioni collettive e orizzontali, riportando la sua posizione all’interno del Senato accademico”, spiegano i protagonisti della mobilitazione.

“Vogliamo che in consiglio straordinario sia discussa la rescissione di ogni accordo di ricerca con l’entità sionista e le sue università, così come quelli con industrie del fossile e belliche, oltre che l’impegno a non stipularne di nuovi”, è la piattaforma che sarà sottoposta agli organi accademici.

“Inoltre, verrà chiesto al dipartimento di istituire uno spazio in cui costruire un osservatorio permanente, popolare e orizzontale in cui formarsi e autoformarsi sulla questione palestinese e sulla sua intersezione con le facoltà di scienze, sugli accordi che l’università stipula e più in generale in cui si possa creare una comunità scientifica critica e consapevole contro ogni forma di imperialismo”, aggiungono i protagonisti dell’iniziativa.

“Questo documento, frutto di un lavoro collettivo, emerge dall’esigenza stringente di mettere fine ad ogni tipo di relazione del dipartimento con l’entità sionista, in complicità con il popolo palestinese. Le università italiane sono protagoniste attive del genocidio in corso, avendo stretti accordi economici e lavorativi con il governo e le università sioniste”, sostengono.

“Rifiutiamo di far parte di un’università che contribuisca al sostentamento di un governo genocida e che la ricerca universitaria sia assoggettata all’industria bellica e fossile che opprime e distrugge vite e comunità umane e non umane. Riteniamo che il sistemico approccio tecnico-scientifico apparentemente apolitico e neutro porti allo svuotamento di significato della ricerca scientifica rendendola mera merce di scambio, suddetta al controllo e al washing delle grandi compagnie delle industrie belliche e del fossile”, spiegano.

“In quanto comunità del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, è nostro dovere riconoscere l’ecocidio attualmente in corso nei territori occupati palestinesi: l’azione genocida dell’entità sionista comprende la distruzione deliberata e sistematica dei componenti di base dell’ambiente e degli ecosistemi sui territori palestinesi. Ciò avviene sistematicamente sradicando ulivi, attaccando simbolicamente e materialmente la memoria agricola e la cultura palestinese”, denunciano.

“Risulta dunque fondamentale aspirare a un’università e ad una ricerca consapevole, libera dal militarismo e dal controllo delle grandi industrie”, concludono.
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