E’ il filo conduttore del libro di Sara Romoli
Roma, 19 dic. (askanews) – Questo è il filo conduttore del libro di Sara Romoli, la storia di una ragazza che, come tante altre, ha una storia da raccontare. Tuttavia, ciò che la rende così affascinante è che la sua storia si svolge nella città più difficile del mondo: New York. Il suo viaggio verso la realizzazione del Sogno Americano, un concetto che è stato protagonista di innumerevoli film, è raccontato dalla sua voce autentica e autobiografica. È una storia che risuona profondamente con i lettori, che seguono i suoi alti e bassi, i suoi trionfi e le sue battute d’arresto e, infine, la sua trasformazione.Sara Romoli è tante cose, ma soprattutto una donna tenace che ha raccolto, nella vita, varie sfide. La prima è quella di aver deciso di abbandonare il suo Paese di origine, Figline Valdarno, per andare a cercare fortuna a New York, la seconda, ancora più complessa, è invece quella di aver affrontato una malattia importante che ha sollevato diversi interrogativi sul proprio futuro: La storia di Sara può ispirare chiunque si sia sentito perso o incerto. È una ragazza come tante che ha avuto il coraggio di cambiare il corso della sua vita trasferendosi in una delle città più difficili del mondo New York con soli 500 dollari e una manciata di sogni, senza nemmeno conoscere la lingua. È una storia di coraggio, resilienza e inflessibile determinazione.Anche quando ha dovuto affrontare la malattia, Sara ha rifiutato di arrendersi. Al contrario, si è dedicata alla scrittura e il suo libro è diventato uno strumento potente che le ha dato forza e speranza per il futuro. La sua storia è una testimonianza del potere della positività e della crescita personale e ci ricorda che tutto è possibile se abbiamo il coraggio di perseguire i nostri sogni, indipendentemente dalle sfide che possiamo incontrare lungo il cammino. Inizialmente avevo affidato a un ghost writer il compito di scrivere la mia storia. Tuttavia, dopo aver letto il primo capitolo, mi sono resa conto che mancavano delle emozioni e sembravano le parole di qualcun altro e non le mie. Mio marito, che è un critico onesto, mi ha detto che anche se non sono una celebrità o qualcosa del genere, ho una bella storia da raccontare e che poteva capire come le persone potessero sentirsi legate ad essa. Ma se non riuscivo a trovare la mia voce, era meglio lasciar perdere. Poi, poco dopo aver subito un intervento chirurgico e durante la convalescenza, ho trovato la mia voce e le pagine hanno preso vita”.