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Patronati-Inail, un futuro condiviso di tutele per la salute e la sicurezza dei lavoratori

Dall'Italia e dal MondoPatronati-Inail, un futuro condiviso di tutele per la salute e la sicurezza dei lavoratori

(Adnkronos) – Un protocollo che giunge dopo un’attesa di 12 anni dall’ultimo rinnovo, un’occasione da non perdere se si ha a cuore la tutela della persona che si ammala o si fa male a causa del lavoro. E’ quello siglato dall’Inail con i Patronati con l’obiettivo comune di dare risposte adeguate e tempestive agli assicurati e garantire l’uniformità della tutela e dell’azione amministrativa su tutto il territorio nazionale i cui contenuti sono stati discussi oggi in occasione di un incontro. “Dodici anni – spiega Michele Pagliaro, presidente del patronato Inca – sono tanti e in questo lasso di tempo sono avvenuti tanto cambiamenti; infatti il punto importante del nuovo protocollo è la tecnologia. Così abbiamo provato a coniugare una sinergia maggiore fra Patronati e Istituto e a rendere più fruibile e accessibile i servizi di tutela della salute nei luoghi di lavoro”. 

“Siamo di fronte – osserva – ad uno scenario nuovo che dovrebbe avvicinare il lavoratore all’Istituzione e l’obiettivo è quello di riconoscere appieno le malattie professionali che restano un problema per il Paese. Infatti nei primi tre mesi dell’anno le malattie professionali sono cresciute del 24,5% e avrebbero bisogno di una nuova connotazione da parte della politica perché comunque serve costruire una cultura della sicurezza sul lavoro che in questo Paese probabilmente è molto deficitaria”. 

Per Guglielmo Loy, presidente Civ Inail, “bisogna fare interventi radicali e contemporaneamente c’è la necessità di avvicinarsi a quei luoghi di lavoro in cui spesso non si sa quali sono i diritti, le regole e come si devono applicare”. “Ancora più paradossale è che siamo di fronte a una non conoscenza da parte dei lavoratori, spesso degli imprenditori, delle tutele che lo Stato attraverso Inail mette in campo. Ci sono circa 60-70mila domande di malattie professionali, ma noi siamo convinti che i casi da riscontrare sono molti di più. Il Patronato è il soggetto di prossimità più vicino alle imprese e ai lavoratori e quindi ha una funzione fondamentale per garantire tutela e assistenza”, aggiunge. 

L’importanza della collaborazione tra Inail e patronato è stata ribadita da Giuliano Zignani, presidente del patronato Ital Uil e del Ce.Pa. (Centro Patronati: Acli, Inca-Cgil, Inas-Cisl e Ital-Uil). “Bisogna cominciare – dice – a mettere al centro l’uomo e non il profitto. Chi manomette un macchinario per produrre di più facendo morire stritolata una lavoratrice compie un omicidio e va punito. Ogni anno oltre 1.000 lavoratori perdono la vita e i familiari si rivolgono ai Patronati per avere assistenza e noi dobbiamo darla. Grazie al protocollo la tecnologia ci aiuterà con il cassetto digitale dove noi, come Patronati, potremo accedere per visionare tutta la documentazione amministrativa e medica per poter portare avanti il percorso dei riconoscimenti e delle malattie professionali”. 

Per questo, chiarisce Marta Clemente, sovrintendenza sanitaria dell’Inail, “il problema non è tanto effettuare una diagnosi, ma capire bene le attività e i rischi a cui il lavoratore è stato esposto”. Paolo Ricotti, presidente del patronato Acli, sostiene infatti che “è necessario prendersi cura del lavoratore studiando i nuovi rischi professionali che non sempre sono riconoscibili dall’inizio; ciò è evidente con la diffusione dello smart working in termini di sovrapposizione tra tempi di lavoro e tempi non di lavoro”. 

“Occorre avere – fa notare Gianluigi Petteni, presidente del patronato Inas – la capacità di aggregare i processi. per questo dobbiamo generare occasioni per dare le risposte migliori e in questo la finalità è comune tra tutti i Patronati e l’Inail”. Agatino Cariola, direttore centrale Rapporto assicurativo Inail, pone l’accento sull’importanza della “formazione che è fondamentale. Inoltre non possono esistere documenti che siano sottratti alla visione del Patronato. Il dato dell’infortunio deve dunque essere condiviso”. 

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