NAPOLI – “È arrivato il momento di attuare le riforme per rinnovare una struttura statale ormai vecchia e inefficiente se vogliamo cogliere appieno le opportunità offerte dal Pnrr. La priorità deve essere quella di modernizzare il Paese puntando su infrastrutture e digitalizzazione oltre al raggiungimento di una piena autonomia energetica.
Se, al contrario, continuiamo a seminare come abbiamo fatto negli ultimi 70 anni, i risultati non potranno che essere gli stessi: un rimpallo di competenze tra Stato e Regioni e l’incapacità di spendere i fondi comunitari.
I 67 governi negli ultimi 65 anni sono uno spettro dal quale bisogna sottrarsi al più presto. Senza riforme vere siamo destinati al declino. Ecco perché va cambiato assetto per valorizzare le nostre potenzialità. Serve un presidente forte eletto direttamente dai cittadini con ministri eletti per 5 anni”.
Queste le parole di Manuel Vescovi (Lega), Commissione Affari Esteri del Senato, nel corso del webinar “Pnrr, un contratto con l’Europa per la crescita del Paese. Lo stato dei lavori su fisco, sanità, agricoltura e innovazione” organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
”Per aiutare l’internazionalizzazione del made in Italy – ha proseguito Vescovi – specie per le piccole imprese, bisogna partire dal presupposto che la grandezza del Paese si misura dalla sua politica estera. E noi siamo totalmente inadeguati.
Manca una strategia complessiva. L’Italia, se vuole tornare a essere leader, deve puntare su energia, cultura e infrastrutture nell’area Mediterranea. Dobbiamo essere centrali in quest’area dai Balcani al Marocco, dall’Egitto alla Spagna. Un ruolo nel quale competiamo con la Turchia che ambisce allo stesso risultato”.
Cogliere le opportunità offerte dall’Europa è stato l’elemento sottolineato anche da Luigi Casciello (Forza Italia), Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati: “Nel Pnrr ci sono circa 82 miliardi di euro dall’Europa destinati al Sud.
Il vero problema è spenderli bene. Non ci sarà più la possibilità di trasferire altrove i fondi e, dunque, i comuni vanno messi nelle migliori condizioni possibili per poter presentare progetti cantierabili.
La partita è appena iniziata tempi stretti ma occasione da non perdere. È questa la vera urgenza anche perché vedo in diversi enti locali una preoccupante carenza di risorse umane per fare fronte a questo impegno con l’UE.
Per la ripartenza economica dell’Italia vedo la proroga della decontribuzione al Sud del 30% come elemento che può dare la possibilità di attivare nuovi posti di lavoro. Una strada ancora in salita che la ministra del Sud e della coesione territoriale, Mara Carfagna, sta percorrendo con grande forza e impegno per ottenere l’ok definitivo da Bruxelles.
Ma non basterà da sola questa misura. Bisogna ragionare sui fondi Pnrr con norme certe; anche per le riforme riguardanti le Zes per favorire investimenti esteri in Italia. Aggiungendo semplificazione burocratica per dare risposte forti dal punto di vista produttivo e occupazionale”.
Perplessità forti sulla capacità di cogliere le opportunità offerte dal Pnrr sono state espresse da Patrizio La Pietra (Fratelli d’Italia), componente della Commissione Agricoltura a Palazzo Madama: “La priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere il ‘lavoro’ liberando le aziende da tutti i vincoli del sistema burocratico italiano.
Sara necessario porre particolare attenzione agli investimenti nel settore agricolo.Sono preoccupato, perché al di là degli annunci, non vediamo proposte concrete. La nuova Pac (politica agricola comune), ad esempio, dovrebbe essere approvata entro il 31 dicembre.
Ma ad oggi – ha aggiunto La Pietra – di un piano strategico nazionale per l’agricoltura ancora non c’è traccia. Il comparto è deluso poiché, a fronte dei 290 mld complessivi, solo 5/6 mld sono direttamente destinati all’agricoltura. Sono risorse esigue per un segmento cruciale”.
“Le aziende del comparto – ancora La Pietra – hanno bisogno di iniziative efficaci per potenziare le infrastrutture e garantire legalità. Poi, chiedo alla maggioranza che sostiene il governo Draghi: dov’è il piano per la piantumazione di 60 milioni di alberi? Dove li prendiamo? Come li produciamo? Dove li piantiamo? Non c’è alcuna indicazione in tal senso.
Senza idee chiare complessive non recupereremo il divario tra Nord e Sud e rischiamo di trovarci solo misure spot”.Il pensiero dei professionisti è stato rappresentato da Mario Chiappuella (Odcec di Massa Carrara): “Il Pnrr e il Next Generation EU hanno assunto un ruolo centrale per il rilancio del Paese.
Tuttavia riteniamo fondati gli allarmi per l’individuazione, la progettazione e la realizzazione di progetti cantierabili che scongiurino la sciagura del mancato utilizzo di questi fondi. La scelta fatta dal governo di mettere in piedi un sostegno pieno agli enti locali con massicci aiuti esterni anche da parte dei professionisti è motivo di forti aspettative ben sapendo che parliamo di fondi a debito che dovranno essere restituiti.
Bisogna proseguire sulla strada del “debito buono” indicata dal premier Mario Draghi. Accanto a questo è necessario dare il via alle riforme necessarie a snellire la burocrazia, improntate alla valorizzazione dei territori e al sostegno all’imprenditorialità.
Le Regioni avranno un ruolo importante su questo aspetto ma si ha il dubbio se possano farlo in modo efficiente”.La chiusura dei lavori è stata affidata a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione Cnpr): “Modernizzare le istituzioni è elemento fondamentale per dare il giusto impulso al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il Pnrr è uno strumento fantastico per innescare qualcosa di grande per il futuro. Una delle argomentazioni principali è la necessità di dare infrastrutture corrette all’Italia che sono diverse a seconda dei territori.
Un piano generale che tenga presente queste esigenze non può non prevedere ad esempio per la Sicilia la realizzazione di un sistema idrico e di acquedotti adeguato alle crescenti necessità della popolazione, per la Calabria strade e ferrovie che colleghi l’intera area Ionica con il resto del Paese, per la Lombardia lo snellimento della tratta tra Milano e Brescia oramai ingolfata in maniera irrimediabile, e così via”.
“Questa – ha concluso Longoni – è una vera strategia globale. Anche per l’agricoltura, che sembra un settore negletto e preistorico, bisogna ricordare che vale 208 miliardi di euro. E l’Italia non può prescindere dallo sviluppo agricolo e dell’agroindustria”.