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Russia, Putin schiera anche i blogger in guerra: ma non contro l’Ucraina

Dall'Italia e dal MondoRussia, Putin schiera anche i blogger in guerra: ma non contro l'Ucraina

(Adnkronos) –
I blogger militari al servizio di Vladimir Putin contro il ministero della Difesa. La guerra che la Russia ha scatenato in Ucraina con l’invasione scattata nel febbraio 2022 è stata seguita passo passo da una schiera di ‘milbloggers’. Esperti, ex militari, figure spesso ‘embedded’ e sempre schierati a favore del Cremlino e delle scelte di Putin. Su Telegram, sono diventati megafoni e fonti di informazione. Da qualche giorno, dopo la rimozione dell’ormai ex ministro della Difesa Sergei Shoigu sostituito da Andrei Belousov, si osserva un fenomeno quantomeno curioso. 

I post e i messaggi critici nei confronti del ministero, prima una rarità se non del tutto assenti, hanno iniziato a comparire con una certa frequenza. Il trend ha attirato l’attenzione persino dell’Institute for the study of war (Isw), think tank statunitense che monitora il conflitto quotidianamente. 

 

Ad accendere la miccia è stato un messaggio del milblogger Dva Majors, che su Telegram ha 700mila iscritti. Ha diffuso un documento inviato dal responsabile Dipartimenti missili e artiglieria in risposta a domande sulla presunta inefficienza dell’artiglieria di Mosca. Nel documento, si scaricano tutte le responsabilità sull’inappropriata gestione delle munizioni da parte dei soldati, che non rispetterebbero le linee guida stabilite dai vertici militari. 

La versione ufficiale del Dipartimento, però, cozza con i rapporti che arrivano dal campo di battaglia: il personale dell’esercito ha più volte segnalato l’anomalo funzionamento dei sistemi di artiglieria e ha scoperto che nei proiettili, spesso, la quantità di polvere da sparo varia senza apparente motivo. Le variazioni di peso dei proiettili condizionano l’efficacia delle operazioni, come è stato evidenziato alle alte sfere militari: secondo Dva Majors, però, non sono arrivate risposte né spiegazioni e nulla è cambiato. 

Il tema ha appassionato anche il blogger noto come Philologist_zov, che vanta nel curriculum anche un’esperienza come istruttore di unita Storm-Z, le squadre in cui confluiscono in genere soldati poco disciplinati. Secondo l’ex militare, il ‘bug’ con cui convive l’artiglieria russa era noto sin dalla primavera 2022 anche ai vertici della Difesa. A questo, si aggiunge anche un diffuso problema di usura di armi ed equipaggiamenti: risposte dai ‘capi’? Nessuna. 

Un altro blogger, Alekin Telega, ha espresso considerazioni critiche nei confronti della gestione farraginosa della macchina militare: lo ha fatto usando parole in codice e termini apparentemente scollegati dal tema. Per l’Isw, però, il quadro è chiaro: a Belousov si chiedono robuste riforme per far funzionare l’elefantiaco apparato burocratico che, nel ‘regno’ di Shiogu, si è rivelato una zavorra e non un ingranaggio produttivo. Quindi, il pezzo forte. Mikhail Zvinchuk, fondatore del canale Rybar – 1,2 milioni di iscritti su Telegram – e voce pro-Cremlino da sempre, ha rilasciato un’insolita intervista in cui ha criticato apertamente il ministero della Difesa. Difficile, se non impossibile, che l’intervista sia sta realizzata senza il placet del Cremlino. 

 

Ogni post, secondo l’Isw, fa parte di una strategia di comunicazione, di un mosaico. Con Shoigu ‘promosso’ e con il nuovo corso avviato alla Difesa, secondo l’Istituto, l’obiettivo è aumentare la pressione mediatica sul ministero della Difesa, identificato come l’anello debole della catena.  

Il contributo dei milblogger diventa uno strumento, evidenzia l’Isw, per sollecitare e favorire cambiamenti radicali cambiamenti radicali nella gestione – burocratica e non – del ministero. L’obiettivo finale sarebbe l’allineamento ulteriore del dicastero alle esigenze e alle strategie del Cremlino in una guerra che attraversa una fase cruciale, tra l’ipotesi di una nuova offensiva russa – anticipata dalle operazioni a Kharkiv – e il prevedibile impatto delle armi americane che Kiev riceverà dopo il via libera del Congresso al maxi pacchetto da 61 miliardi di dollari. 

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