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VIDEO | Gaza, dal valico di Rafah l’appello: “Manca poco, agite”

MondoVIDEO | Gaza, dal valico di Rafah l’appello: “Manca poco, agite”

Dalla nostra inviata in Egitto Alessandra Fabbretti

RAFAH – In piedi, schierati fianco a fianco, gli operatori della Mezzaluna Rossa egiziana sembrano ricordare al mondo la forza del diritto umanitario che dovrebbe poter varcare il cancello alle loro spalle, quello che conduce alla Striscia di Gaza, sigillata invece dal 2 marzo per gli oltre due milioni di civili. È così che accolgono la delegazione di parlamentari e società civile tornata per la seconda volta qui, dopo oltre un anno, al valico di Rafah, lato egiziano del confine, per invocare la fine di una guerra che non smette da 19 mesi, letteralmente: mentre il gruppo organizza il flash mob al motto “Free Palestine”, “Basta complicità”, “Stop armi a Israele”, si ode dall’interno il fragore delle bombe e il passaggio dei velivoli militari.

“Non c’è più tempo, cosa aspettate ad agire? Israele aveva detto che avrebbe sfollato tutti, è un piano che ha reso pubblico, e lo sta facendo. Lì dentro ora la gente muore. Fate rinascere la speranza” invoca l’unico palestinese presente, Yousef Hamdouna, venuto dall’Italia, operatore dell’organizzazione Educaid.”Ho chiamato mia sorella, che è dentro Gaza, e mi sono vergognato di dirle che siamo rimasti qui fuori” spiega, “ci ringrazia ma è convinta che non basti. I palestinesi si sentono abbandonati: hanno perso la speranza”.

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In queste ore l’esercito ha lanciato Carri di Gedeone e i morti sono già oltre duecento, tra cui cinque giornalisti solo la notte scorsa.Dal 2 marzo, quando è finita la prima fase di tre del cessate il fuoco tra Israelee Hamas, mai rinnovato, “Non è entrato neanche un camion né Israele ha permesso l’uscita di nessun ferito, neanche bambini” dichiara ai giornalisti Lotfy Gheith, capo delle operazioni della Mezzaluna rossa egiziana.

Accanto al suo staff davanti all’ingresso del valico, Gheith riferisce che fino a marzo, gli operatori si occupavano dell’ingresso degli aiuti verso Gaza, “comunque consentiti col contagocce”, e accoglievano i feriti in uscita, portandoli con le ambulanze negli ospedali egiziani e prendendo in carico i familiari che li accompagnavano. Da quasi tre mesi invece, qui non c’è più nessuno. Le file di centinai di camion incontrati lo scorso anno nel corso della prima Carovana dall’Italia – era marzo 2024 – che sostavano fermi, in attesa di superare i controlli, sono stati spostati o mandati via perché “un giorno di sosta costa 100 dollari. Immaginate quanto costa tenere 3mila tir fermi. Il blocco di Israele- avverte Gheit- ci sta prosciugando il budget. Per questo stiamo ampliando i magazzini di stoccaggio nel nord del Sinai, oltre a quelli che abbiamo anche al Cairo e Ismailiya. Ora il nostro lavoro consiste nel conservare le scorte di aiuti, controllando periodicamente che non si deteriorino”. Un lavoro per i 250 operatori e 3500 volontari della Mezzaluna, che però preferirebbero “portare viveri dentro, alla popolazione che ne ha bisogno”.

Alla Dire Meri Calvelli dell’associazione di cooperazione e solidarietà (Acs), da anni impegnata a favore della popolazione sia a Gaza che in Cisgiordania, commenta: “Il border è chiuso e vedere ambulanze e uomini della Mezzaluna rossa purtroppo è una sorta di messinscena, che fa capire che non c’è nessuna volontà di far entrare personale umanitario e aiuti”.Acs è parte della rete di Aoi, Arci e Assopace, che rappresentano la società civile nella delegazione.

Deputati dell’Intergruppo parlamentare Pace Israele Palestina- tra cui Laura Boldrini, Arturo Scotto e Rachele Scarpa del Pd, Stefania Ascari dei Cinque Stelle e Marco Grimaldi di Avs – hanno esposto anche le foto dei leader europei tra cui Giorgia Meloni, Ursula Von der Leyen e Kaja Kallas per denunciarne l’immobilismo: “L’Europa e i governi- dichiara alla Dire l’eurodeputata Cecilia Strada (Pd-S&D) avrebbero tante leve per fermare Israele come ad esempio sospendere l’Accordo di associazione Ue-Israele oppure richiamare gli ambasciatori. Sentiamo le bombe quindi a Gaza ora qualcuno sta morendo, quindi non smetteremo di chiedere alla Commissione europea e al nostro governo di fermare questo genocidio”.Sempre alla Dire Benedetta Scuderi dei Verdi afferma: “Questa situazione di blocco e violenza è pericolosa per la popolazione civile palestinese ma anche per gli ostaggi israeliani, tenuti qui da ormai oltre 500 giorni. Chiediamo che entrino gli aiuti, che gli ostaggi siano liberati. Siamo così vicini eppure così lontani”, conclude.
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